MFormazione "il FIGLIO dell'UOMO" ARGOMENTO dalla STAMPA QUOTIDIANA

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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi 2010-01-29

Il segretario Cei: "Le percentuali di criminalità di italiani e stranieri sono analoghe, se non identiche"

Stranieri, i vescovi a Berlusconi "Delinquono come gli italiani"

E SULLE REGIONALI: "VOTATE CHI DIFENDE DI PIù LA VITA E LA FAMIGLIA"

Berlusconi: "Meno immigrati, meno crimini"

Meno immigrati, meno crimini. L'equazione è opera del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che ha ricordato "gli accordi con la Libia", e ha sottolineato che "diminuzione degli extracomunitari significa anche meno forze che vanno a ingrossare le fila delle organizzazioni criminali".

MIGRANTES: "OCCORRE lAVORARE PER REGOLARIZZARE I CLANDESTINI"

Immigrati, il Pd attacca Berlusconi "Le sue parole istigano al razzismo"

Bersani: "Il premier ci mette fuori da qualsiasi contesto moderno". L'Idv: "Il Cavaliere mente"

ST

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Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

40° Anniversario - SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare.. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio..

 

IL SUNTO DELLE PAROLE DEI VESCOVI:

Il segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata:

Ha anche invitato al rispetto della "dignità di ogni persona umana, che - ha detto - non può essere oggetto di pregiudizio o discriminazione".

"superare i conflitti e le tensioni" relative alla riforma della giustizia e ad osservare "il rispetto degli equilibri istituzionali nel quadro costituzionale". situazione economica dell'Italia: "Ci sono segnali di ripresa sul piano finanziario ma è chiaro che sul piano più socialmente economico i problemi sono ancora presenti" in particolare per quanto riguarda "la disoccupazione e il lavoro"

"il compito dei cittadini è eleggere le persone che meglio perseguono l'obiettivo del bene comune i cui valori e criteri sono la difesa della vita umana comunque si presenti, la difesa della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, la promozione della solidarietà verso gli altri, in particolare i più deboli e il lavoro"

Sulla scadenza delle elezioni regionali di marzo, "noi vescovi diciamo - ha chiarito Crociata - che si tratta di un momento di espressione alta della partecipazione dei cittadini alla vita pubblica e rivolgiamo in questo senso un appello alla responsabilità dei cittadini"

"Nel far questo - ha aggiunto, sollecitato in particolare sul confronto che nel Lazio vedrà opposte la candidata del Pdl Renata Polverini e l'esponente dei Radicali, Emma Bonino - evidentemente l'indicazione che viene da parte nostra è quella di guardare alle esigenze generali più importanti e seguire quindi i criteri che permettono di realizzare il bene comune".

FIAT Fiat di Pomigliano d’Arco e Termini Imerese

"Conosciamo il dramma delle famiglie che avevano un lavoro e ora si trovano per strada. Dobbiamo raccogliere questo grido, non possiamo rimanere insensibili"

"Non posso intervenire su questioni specifiche"

"Credo che sia, molto semplicemente, auspicabile che si continui a cercare il modo di assicurare ancora il lavoro".

"condanna senza riserve nei confronti delle organizzazioni criminali e di chi ne fa parte"

Il Mio Pensiero:

 

AVVENIRE

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http://www.avvenire.it

2010-01-29

29 Gennaio 2010

I VESCOVI E IL PAESE

Mons. Crociata: "Si ascolti il grido dei lavoratori"

Bisogna fare di tutto per "conservare, assicurare e accrescere i posti di lavoro". Lo chiede mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, nella conferenza stampa conclusiva del Consiglio Episcopale Permanente della Conferenza Episcopale. "Conosciamo - ha scandito il vescovo - il dramma delle famiglie che avevano un lavoro e ora si trovano per strada. Dobbiamo raccogliere questo grido, non possiamo rimanere insensibili". "Non posso intervenire su questioni specifiche", ha però aggiunto Crociata ribadendo: "Credo che sia, molto semplicemente, auspicabile che si continui a cercare il modo di assicurare ancora il lavoro".

Immigrazione. In tema di immigrazione, rispondendo a una domanda sui giornalisti in merito alle affermazioni del premier Berlusconi riguardanti la partecipazione degli immigrati alle attività delle organizzazioni criminali, Crociata ha fatto notare come le statistiche dimostrino che le percentuali di criminalità di italiani e stranieri sono analoghe, se non identiche.

Politica. Quanto ai politici che sono chiamati ad amministrare la cosa pubblica Crociata ha sottolineato: "Ricerca del bene comune", ma anche necessità di "non contrapporre questi a valori come il rispetto della vita umana o la famiglia fondata sul matrimonio". Per quanto riguarda, in particolare, la prossima scadenza delle Regionali il segretario della Cei ha rivolto un appello "alla responsabilità e a vivere questo importante momento con grande coscienza civica e di credenti con un senso di responsabilità e partecipazione. L'indicazione - ha poi detto - è quella di votare per coloro che guardano alle esigenze generali più importanti sia per la vita del Paese che per le Regioni".

Giustizia. Crociata ha anche rivolto un appello a trovare soluzioni all'interno degli equilibri istituzionali e costituzionali sul problema giustizia. "Senza esprimere giudizi di merito - ha detto Crociata - darei in questo caso quell'indicazione relativa a superare conflitti e tensioni già contenuta nella relazione del cardinale Bagnasco, per trovare una soluzione all'interno degli equilibri istituzionali seguendo la ricerca del bene comune da parte di tutti".

 

 

2010-01-28

28 Gennaio 2010

REGGIO CALABRIA

Mafia, il piano del governo:

sequestri e lotta al lavoro nero

Via libera dal Consiglio dei ministri al piano straordinario di contrasto alla criminalità organizzata. A Reggio Calabria l'esecutivo ha approvato il ddl con le nuove norme antimafia, in dieci punti, e varato un decreto che istituzionalizza l'Agenzia nazionale per la gestione dei beni confiscati, con sede nella città calabrese. Ecco alcune tra le misure previste dal disegno di legge: l'istituzione di un codice antimafia, un testo unico che raccoglie e razionalizza tutte le leggi approvate in materia dal 2001 a oggi; la creazione di una mappa nazionale delle organizzazioni criminali; la realizzazione di un sistema di informazione sulle cosche attraverso un desk interforze; interventi contro le infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti.

"Meno clandestini, meno crimine". Nella conferenza stampa al termine del Cdm, Berlusconi ha parlato del codice delle leggi antimafia: "Abbiamo fatto un grande lavoro per riassettare tutti gli impianti legislativi per combattere la criminalità organizzata. Il codice ha una veste utile ed efficace per tutti, forze di polizia e magistratura, per una maggiore attività di contrasto alla mafia". Attività che, spiega, avrà tra i principali obiettivi la confisca dei patrimoni mafiosi. Facendo riferimento ai fatti di Rosarno (da cui è scaturita la volontà di organizzare il Cdm in Calabria), il premier spiega: "I risultati sui nostri contrasti all'immigrazione clandestina sono molto positivi e una riduzione degli extracomunitari in Italia significa meno forze che vanno a ingrossare le schiere dei criminali". Ma il governo chiede anche il sostegno economico all'Europa nel contrasto all'immigrazione clandestina: "Stiamo facendo un'azione molto forte nei confronti dell'Unione europea che deve caricarsi il costo della vigilanza che la Libia e altri Paesi sopportano per fermare e rimpatriare gli immigrati".

Contro la criminalità organizzata. L'altro versante fondamentale dell'intervento riguarda la criminalità organizzata. E l'arma di attacco più efficace, accanto alle operazioni di polizia, principale è quella economica, spiega il ministro dell'Interno Maroni. "La Direzione Investigativa Antimafia è una struttura di eccellenza, che ha tanti compiti, ma da ora in avanti avrà come priorità l'aggressione ai patrimoni mafiosi - dice -. Credo che fra 15 giorni potremo tornare a Reggio Calabria per insediare qui l'Agenzia per la gestione dei beni confiscati alle mafie". Prospettiva che deriva dal pacchetto contro la criminalità, suddiviso in un Ddl e in un decreto. Quest'ultimo proprio per la creazione dell'Agenzia sui beni confiscati. "Nel decreto - dice Maroni - si prevede l'immediata costituzione dell'Agenzia dei beni confiscati perchè abbia visione complessiva" e che possa rendere "immediatamente utilizzabili i beni" sequestrati alla criminalità organizzata. Il ministro evidenzia i risultati fin qui raggiunti: "Nei 19 mesi del governo Berlusconi sono stati sequestrai 12.111 beni mobili e immobili alle organizzazioni criminali, per un controvalore di 7 miliardi di euro (+100% rispetto allo stesso periodo precedente) e sono stati confiscati 3.122 beni per un controvalore di circa 2 miliardi di euro (+345%)".

Il tema della messa all'asta dei beni confiscati è stato controverso nei mesi scorsi: il rischio è che mafia e 'ndrangheta se ne riappropino. "Qualche bello spirito - dice a questo proposito Berlusconi - ha detto che i criminali sono pronti a ricomprare i beni sequestrati messi all'asta. Molto bene, vuol dire che noi così li sequestreremo un'altra volta". Il premier afferma poi che "la mafia, la 'ndrangheta, la camorra e le altre organizzazioni criminali sono una terribile patologia per il Paese: ne paghiamo le conseguenze anche per l'immagine che diamo all'estero per la brutta abitudine di programmi sulla mafia che portano in giro per il mondo questa immagine negativa. Una moda - sottolinea il premier - che spero sia ormai finita". Berlusconi affronta, poi, in generale, anche il tema dell'attuale scenario politico, affermando che non c'è "nessuno scontro con nessuna istituzione. Non c'è mai stato e non c'è".

Lavore nero. A Reggio è stato deciso anche il via libera al piano straordinario Sacconi contro il lavoro nero in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Prevede che 550 ispettori effettuino controlli in 20mila aziende. Nel mirino i settori dell'agricoltura e dell'edilizia. La task force sarà formata da personale del ministero del Lavoro, dell'Inps e carabinieri. Le ispezioni riguardano in particolare l'uso di mano d'opera anche stagionale, il fenomeno del caporalato e le truffe ai danni dell'Inps attraverso fittizi rapporti di lavoro, attività gestita prevalentemente dalle organizzazioni criminali. Obiettivo: verificare 10mila aziende agricole (2mila in Calabria, 2.500 in Campania, 3mila in Puglia e 2.500 in Sicilia) e altrettanti cantieri (1.346 in Calabria, 3.814 in Campania, 2.564 in Puglia e 2.276 in Sicilia). Nell'edilizia, le ispezioni riguarderanno sia gli appalti privati che quelli pubblici.

Appalti. Particolare attenzione sarà riposta sulla correttezza delle procedure di appalto e subappalto e sul rispetto della normativa antimafia, argomento toccato sia da Maroni sia dal ministro della Giustizia, Alfano. Il piano prevede risorse aggiuntive per quasi due milioni di euro, destinate alle spese di viaggio, vitto e alloggio per gli ispettori provenienti da altre regioni (50, "per assicurare una maggiore trasparenza"). In occasione della riunione del Cdm sono stati presentati i risultati dell'azione ispettiva nel 2009: a fronte di una diminuzione delle violazioni di carattere formale (-28% per la tenuta del libro unico del lavoro), sono fortemente aumentate le violazioni accertate in materia di lavoro nero (+44%), di appalti e somministrazione (+193%), di orario di lavoro (+118%), di rispetto dello Statuto dei lavoratori (+208%), di truffe nei confronti degli Istituti (+483%), di sicurezza sul lavoro (+53%).

La protesta dei lavoratori. Arrivando in prefettura, il premier Berlusconi si è rivolto ad alcuni cittadini che attendevano il suo arrivo: "Siete contenti che abbiamo portato qui il Cmd? Così vi facciamo vedere quello che stiamo facendo contro la criminalità". Ma non c'erano solo sostenitori: così come avvenuto per il pullman che ha portato i ministri, anche il corteo di auto del premier è stato contestato davanti all'ingresso posteriore della prefettura. Tra i manifestanti diversi lavoratori a rischio licenziamento e alcuni che sono già in cassa integrazione. "La nostra azienda non ha più accesso al credito e sta per chiudere. Siamo un centinaio" ha spiegato il capo delegazione della De Masi costruzioni. E un portuale di Gioia Tauro: "In due anni 500 persone hanno perso il posto di lavoro. Siamo qui a chiedere un intervento serio al governo. La 'ndrangheta si sconfigge con il lavoro, non solo con le chiacchiere e potenziando le forze di polizia. Se non c'è occupazione la manovalanza della mafia crescerà".

 

 

 

 

28 Gennaio 2010

LOTTA ALLA MAFIA

Confindustria contro il pizzo:

"Chi non lo denuncia è fuori"

Fuori dal sistema confederale gli imprenditori che non denunciano il "pizzo". La giunta di Confindustria ha, infatti, approvato oggi una delibera che obbliga tutti gli imprenditori che vengono vessati dalla mafia a denunciare il racket pena la sospensione o l'espulsione dall'associazione. "È una decisione molto importante e che rafforza il nostro impegno in prima linea contro la criminalità", ha detto la presidente Emma Marcegaglia al termine della riunione di giunta.

 

 

 

28 Gennaio 2010

AFFARI SPORCHI

La crisi non colpisce la "Mafia spa"

La mafia non conosce crisi, anzi. Licenziamenti e cassintegrazione possono spingere molti lavoratori ad accettare le offerte di manovalanza delle organizzazioni criminali. E le difficoltà di accesso al credito legale fanno crescere il giro d’affari dell’usura. Con un "fatturato" di 135 miliardi di euro per un utile di 70 miliardi, "Mafia Spa" nel 2009 ha rafforzato la sua posizione di prima azienda italiana. A farne le spese sono per primi imprenditori e commercianti, vittime di 1.300 reati ogni giorno, 50 all’ora, quasi uno al minuto.

È un panorama che atterrisce quello che emerge dalle 123 pagine del dettagliato dossier annuale della Confesercenti. Il "Rapporto SOS Impresa", arrivato alla XII edizione, analizza i molteplici settori di attività di Cosa nostra e Stidda in Sicilia, ’Ndrangheta in Calabria, Sacra corona unita in Puglia, Camorra in Campania. Senza dimenticare la più recente tra le mafie, i Basilischi, la quinta mafia nata quindici anni fa in Basilicata, a Potenza, rubando il nome all’omonimo film di Lina Wertmuller girato tra i Sassi di Matera. Matrici regionali, ma tentacoli estesi e avvinghiati in tutto il Paese, con segnalazioni di affari sporchi in regioni apparentemente immuni come l’Umbria o il Trentino.

Il mondo degli esercizi commerciali è dunque quello in cui l’usura trova principalmente le sue vittime. Il rapporto evidenzia il boom del prestito a strozzo nel 2009: oltre 200mila i commercianti colpiti, con circa 600mila posizioni debitorie, cioè indebitamenti con più strozzini. Nel complesso, un giro d’affari di circa 20 miliardi di euro. Cresce l’usura di giornata: soldi prestati al mattino e ritirati con un interesse del 10% la sera stessa. Di fronte a un fenomeno così invasivo e pericoloso, però, il numero di denunce appare "ancora assai esiguo rispetto alla pericolosità del fenomeno": solo 5.400 nel 2008. Alla presentazione del rapporto il commissario Antiracket e antiusura del governo, Giosué Marino, constatare "non c’è stata la svolta epocale nelle denunce dopo un’iniziativa meritoria come quella di Confindustria Sicilia", che prevedeva l’espulsione degli imprenditori che non denunciavano il pizzo.

Senza variazioni il racket delle estorsioni: 150mila commercianti taglieggiati per complessivi 6 miliardi di euro. Ma la stabilità apparente del settore, secondo Confesercenti, nasconde in realtà una crescita, visto il netto calo degli esercizi commerciali e l’aumento di quelli di proprietà mafiosa. Da segnalare come il racket si adegui ai tempi: oggi è un "pizzo in maschera", perché gli estorsori aprono partite Iva o camuffano l’attività criminale offrendo beni o servizi legali. O gadget costosi e inutili come calendari, penne, agende. Continua anche l’uso di imporre ai commercianti taglieggiati merci, servizi, manodopera. E pizzo sono anche i pagamenti in natura, come banchetti per matrimoni o battesimi "offerti" alle famiglie mafiose.

Marco Venturi, presidente di Confesercenti, non ha dubbi: "Malgrado la forte pressione dello Stato e la crisi economica, il bilancio delle mafie continua a crescere. Con i 24 miliardi del giro di affari di usura e racket si potrebbero realizzare almeno 200mila posti di lavoro e liberare molti ragazzi dal controllo criminale".

Se usura ed estorsioni sono la piaga del commercio, al primo posto degli interessi mafiosi resta l’edilizia in tutte le sue fasi. Costante l’attenzione alle attività commerciali e turistiche con particolare riguardo al franchising ed alla media e grande distribuzione. È grande infatti l’interesse delle mafie sui centri commerciali, funzionali al riciclaggio di denaro sporco, grazie al grande flusso di contante fresco. Resta un classico dell’attività criminale il settore dei giochi e delle scommesse.

Una vera miniera sono mercati ortofrutticoli, tradizionale luogo di affari delle mafie. L’intero comparto agricolo, anche a causa della crisi che porta al Sud migliaia di immigrati senza lavoro – Rosarno insegna – rischia più di altri di essere aggredito dalle mafie. La mafia non dimentica i nuovi settori: crescono le frodi informatiche e la clonazione di carte di credito.

La crisi non sembra toccare il mercato del falso, che movimenta 7,8 miliardi di euro l’anno. Il 50% del fatturato dell’industria del falso si riferisce a capi d’abbigliamento e moda, seguito da pirateria musicale, audiovisivi e software. Senza dimenticare il contrabbando: dalle sigarette, ai reperti archeologici, al gasolio da Tunisi.

Luca Liverani

 

 

 

 

28 Gennaio 2010

SEQUESTRI DI BENI E SUPERFATTURATO DEI CLAN

L’intelligenza "civile" contro quella mafiosa

Èdavvero uno "strano" Paese quello in cui, nello stesso giorno, si scopre che la "mafia spa" è la prima azienda italiana con i suoi 135 miliardi di euro di fatturato e contemporaneamente vengono sequestrati beni per 550 milioni di euro al "cassiere" del boss siciliano Matteo Messina Denaro. Sì, uno "strano" Paese, colmo di contraddizioni e di sorprese, sempre difficile da catalogare, ma che non merita di essere definito "mafioso".

Le due notizie, entrambe importantissime, ci restituiscono la consapevolezza di un Paese vivo che conosce i suoi mali e forse ha trovato la strada giusta per guarirli, senza mai perdere di vista la complessità dell’impresa. Proviamo a leggere i fatti. Innanzitutto la rinnovata capacità di decifrare il fenomeno mafioso e di metterlo a nudo.

Lo sforzo messo in campo dalla Confesercenti con il rapporto Sos Impresa dal titolo "Le mani della criminalità sulle imprese" è la testimonianza tangibile che le intelligenze positive sono all’opera e che la mafia non può pensare di operare nell’ombra. Quando agli inizi degli anni Novanta, Mario Centorrino, Enzo Fantò e altri intellettuali meridionali posero il problema della cosiddetta "mafia imprenditrice", molti analisti furono colti di sorpresa. Poi l’evidenza dei fatti, la manifesta capacità mafiosa di allocare le "sue" risorse, il costante lambire e corteggiare il mondo della finanza, la crescita esponenziale delle inchieste di mafia in tutti i territori (compresi quelli non "canonicamente" sotto ricatto) hanno offerto elementi di certezza.

Ora, l’intelligenza mafiosa, che è sempre bene non associare semplicisticamente al volto e alle dita nodose del vecchio capomafia, sa di dover fare i conti con un’altra intelligenza. Quella "civile" di chi sa fare i conti in tasca alla criminalità, sino al punto di valutare l’utile della "mafia spa" attorno ai 70 miliardi di euro, al netto di investimenti e accantonamenti. Una cifra sconvolgente: non c’è alcuna attività legale e pulita che possa garantire un margine di quelle dimensioni, pari cioè al 50% del fatturato. Un dato davvero allarmante che testimonia l’efficacia del sistema economico mafioso, nel quale la prima voce è costituita ovviamente dalle droghe, con 60 miliardi di fatturato.

Ma poi ci sono la filiera agroalimentare, gli appalti pubblici, i settori immobiliare e finanziario, con un posto di rilievo per il "pizzo" e l’usura. Questa straordinaria capacità di analisi e di descrizione rafforza il secondo polo del nostro ragionamento: non bisogna fare neanche un mezzo passo indietro nella scelta di colpire i capitali mafiosi. Il colpaccio portato a segno in Sicilia e che ha oggettivamente indebolito il superboss latitante Matteo Messina Denaro è solo l’ultimo dei maxisequestri. La strada è giusta, anche se bisogna essere ben consapevoli che la reazione mafiosa non tarderà e che dunque lo Stato non può permettersi di abbassare la guardia.

Non sappiamo quale sarà la goccia che farà traboccare il vaso per i capimafia, ma questo è il momento di far capire che si è aperta una stagione nuova. E che lo Stato vuole giocarsi la partita senza paura e sino in fondo. Del resto, basta considerare come la mafia stia risalendo inesorabilmente lo Stivale per capire che non le si può cedere il passo. I sequestri di beni mafiosi sono concentrati al 90 per cento al Centro-Sud, ma la Borsa è a Milano. Italia avvisata, mezza salvata.

Domenico Delle Foglie

 

 

CORRIERE della SERA

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2010-01-29

E SULLE REGIONALI: "VOTATE CHI DIFENDE DI PIù LA VITA E LA FAMIGLIA"

Stranieri, i vescovi a Berlusconi

"Delinquono come gli italiani"

Il segretario Cei: "Le percentuali di criminalità di italiani e stranieri sono analoghe, se non identiche"

Il presidente della Cei Angelo Bagnasco (La Presse)

Il presidente della Cei Angelo Bagnasco (La Presse)

MILANO - "Le nostre statistiche dimostrano che le percentuali di criminalità di italiani e stranieri sono analoghe, se non identiche". Il segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata, commenta così le frasi pronunciate dal premier Silvio Berlusconi a Rosarno su clandestini e criminalità che hanno suscitato non poche polemiche tra maggioranza e opposizione. Nella conferenza stampa conclusiva del Consiglio episcopale permanente, riunitosi a Roma, il segretario dei vescovi italiani ha anche invitato al rispetto della "dignità di ogni persona umana, che - ha detto - non può essere oggetto di pregiudizio o discriminazione". Forte il richiamo della Cei a "superare i conflitti e le tensioni" relative alla riforma della giustizia e ad osservare "il rispetto degli equilibri istituzionali nel quadro costituzionale". A riguardo, secondo monsignor Crociata, è necessaria la "ricerca del bene da parte di tutti". Un accenno poi anche alla situazione economica dell'Italia: "Ci sono segnali di ripresa sul piano finanziario ma è chiaro che sul piano più socialmente economico i problemi sono ancora presenti" in particolare per quanto riguarda "la disoccupazione e il lavoro" ha sottolineato Crociata.

REGIONALI - Quanto alle elezioni regionali, Crociata ha spiegato che i vescovi italiani non daranno indicazioni di voto ai cattolici. Ma, ha voluto precisare il segretario della Conferenza episcopale italiana, "il compito dei cittadini è eleggere le persone che meglio perseguono l'obiettivo del bene comune i cui valori e criteri sono la difesa della vita umana comunque si presenti, la difesa della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, la promozione della solidarietà verso gli altri, in particolare i più deboli e il lavoro". Sulla scadenza delle elezioni regionali di marzo, "noi vescovi diciamo - ha chiarito Crociata - che si tratta di un momento di espressione alta della partecipazione dei cittadini alla vita pubblica e rivolgiamo in questo senso un appello alla responsabilità dei cittadini". "Nel far questo - ha aggiunto, sollecitato in particolare sul confronto che nel Lazio vedrà opposte la candidata del Pdl Renata Polverini e l'esponente dei Radicali, Emma Bonino - evidentemente l'indicazione che viene da parte nostra è quella di guardare alle esigenze generali più importanti e seguire quindi i criteri che permettono di realizzare il bene comune".

FIAT - Una conferenza stampa a tutto campo quella di monsignor Crociata, che ha illustrato anche la posizione dei vescovi di fronte alla prospettiva che vengano chiusi gli stabilimenti Fiat di Pomigliano d’Arco e Termini Imerese. "Conosciamo il dramma delle famiglie che avevano un lavoro e ora si trovano per strada. Dobbiamo raccogliere questo grido, non possiamo rimanere insensibili" ha detto il segretario di vescovi. "Non posso intervenire su questioni specifiche", ha precisato Crociata sempre in risposta alle domande dei giornalisti. "Credo che sia, molto semplicemente, auspicabile che si continui a cercare il modo di assicurare ancora il lavoro".

MAFIA - Da Crociata infine un chiarimento sulla posizione della Chiesa rispetto ai mafiosi. "Il nostro atteggiamento è l'invito al ravvedimento e alla conversione" ha detto Crociata, ribadendo la "condanna senza riserve nei confronti delle organizzazioni criminali e di chi ne fa parte" e ricordando che "c'è una contraddizione insanabile tra l'appartenenza a queste organizzazioni e la comunione con la Chiesa".

Redazione online

29 gennaio 2010

 

 

 

MIGRANTES: "OCCORRE lAVORARE PER REGOLARIZZARE I CLANDESTINI"

Immigrati, il Pd attacca Berlusconi

"Le sue parole istigano al razzismo"

Bersani: "Il premier ci mette fuori da qualsiasi contesto moderno". L'Idv: "Il Cavaliere mente"

MILANO - Hanno suscitato non poche polemiche le parole sugli extracomunitari pronunciate dal premier Silvio Berlusconi al termine del Cdm a Reggio Calabria. "Un governo non può accendere un fuoco - ha detto il segretario del Pd Pier Luigi Bersani - ma guidare il Paese a una maturazione civile". Vantando i "risultati positivi" sul fronte della lotta all’immigrazione clandestina e ricordando gli "accordi con la Libia", il premier ha sottolineato che una "diminuzione degli extracomunitari significa anche meno forze che vanno a ingrossare le fila delle organizzazioni criminali". Nel corso della registrazione di Porta a Porta, Berlusconi è tornato sull'argomento specificando meglio: "La lotta alla criminalità si fa anche con il contrasto all'immigrazione clandestina, perché chi viene qui e non ha un lavoro finisce tra le fila delle organizzazioni criminali".

CENTROSINISTRA ALL'ATTACCO - "Io credo che le polemiche debbano essere lasciate da parte" ha detto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ospite con il premier della trasmissione di Bruno Vespa in tv. Ma le dichiarazioni iniziali del presidente del Consiglio avevano già innescato la vive reazione del centrosinistra. "Una frase del genere ci mette fuori da qualsiasi contesto moderno" ha detto il segretario dei democratici Bersani. "Non può essere questo il modo di affrontare un fenomeno che nessuno ha cercato, ma che dobbiamo affrontare con razionalità e umanità" ha aggiunto. Ironico e pungente il commento della presidente dei senatori Pd Anna Finocchiaro: "Altro che immigrati. Diciamo: meno premier, meno crimini...". "Le parole del premier sugli immigrati sono vergognose. Berlusconi incita al razzismo e alimenta un clima di intolleranza le cui conseguenze non possono essere prevedibili" ha detto Livia Turco, capogruppo Pd in commissione Affari sociali della Camera. Dello stesso avviso Michelangelo Tripodi, responsabile Mezzogiorno del Pdci - Federazione della sinistra "Siamo indignati per queste dichiarazioni tribali e offensive, che, queste sì, rappresentano un vero e proprio crimine. Invitiamo l'Ue a vigilare: il linguaggio del premier alimenta odio, intolleranza e razzismo".

"IL PREMIER DUE VOLTE BUGIARDO" - "Berlusconi mente due volte sull'immigrazione. Non è vero che gli immigrati sono diminuiti e non è vero che sono diminuiti i clandestini. Il governo non fornisce cifre attendibili e dimentica di dire che ha fatto ampio ricorso alle sanatorie" è l'affondo del capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi. "Come al solito - ha affermato il dipietrista - Berlusconi fa demagogia e nasconde ai cittadini la verità. Le politiche sull'immigrazione del centrodestra hanno il volto feroce e intollerante della Lega, ma alla prova dei fatti si sono rivelate fallimentari, come dimostrano anche i fatti recenti e drammatici di Rosarno, perchè non hanno aumentato la sicurezza dei cittadini e non hanno risolto il problema". "L'Italia - conclude il capogruppo Idv - ha bisogno di leggi severe ma giuste, non di inutili slogan razzisti che alimentano il clima di intolleranza. Non è con le passerelle ad uso delle telecamere che si danno risposte concrete ai cittadini". "Berlusconi solo ieri ha ricordato la Shoah e pronunciato parole di condanna contro l'odio razziale e l'intolleranza, oggi fa affermazioni vergognosamente xenofobe. Il presidente del Consiglio di una democrazia civile e moderna non può dire che più immigrati significa più criminalità, perchè si tratta di un'equazione razzista, becera e di un qualunquismo disarmante", ha rincarato la dose Fabio Evangelisti, presidente vicario del gruppo Idv alla Camera.

"REGOLARIZZARE I CLANDESTINI" - "Se è vero, come dicono il premier e la nostra indagine di qualche mese fa conferma, che episodi di criminalità coinvolgono in percentuale maggiore gli immigrati clandestini, allora occorre lavorare per regolare da subito la situazione di tanti immigrati presenti nel nostro territorio" ha detto don Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes promossa dalla Cei. "Purtroppo - rileva il sacerdote - gli immigrati che arrivano per trovare lavoro e condizioni di vita dignitose, trovano crescenti difficoltà e burocratizzazione in merito al loro percorso di regolarizzazione". Lo studio "La criminalità degli immigrati: dati, interpretazioni e pregiudizi", realizzato dall'equipe del Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes insieme con l'Agenzia Redattore Sociale e presentato lo scorso ottobre, dimostra che "il coinvolgimento degli immigrati in attività criminose è legato in maniera "preponderante alla condizione di irregolarità: oscilla infatti tra il 70 e l'80 per cento la quota di irregolari tra le persone denunciate". Va però tenuto conto, per non trasformare gli irregolari in delinquenti, dei cosiddetti reati "strumentali" o relativi alla condizione stessa dell'immigrato, che incidono per almeno un quarto sul carico penale degli stranieri", si legge nella ricerca.

Redazione online

28 gennaio 2010(ultima modifica: 29 gennaio 2010)

 

 

 

 

 

2010-01-28

APPROVATO ANCHE IL PROVVEDIMENTO CONTRO IL LAVORO NERO

Berlusconi: 10 punti contro la mafia

"Meno clandestini, meno criminalità"

Vertice del governo a Reggio Calabria. Arriva un maxi-piano per battere le cosche. Giro di vite sull'immigrazione

Berlusconi davanti alla prefettura di Reggio (Ansa)

Berlusconi davanti alla prefettura di Reggio (Ansa)

REGGIO CALABRIA - Un maxi-piano in dieci punti per combattere la 'ndrangheta e le altre mafie. Lo ha approvato il Consiglio dei ministri che si è svolto a Reggio Calabria. Per istituire l'Agenzia nazionale che gestirà i beni sequestrati alla criminalità organizzata il governo ha scelto la strada del decreto legge. Il resto delle misure è invece contenuto in un disegno di legge. "Rispetto a quello che avevamo annunciato il piano antimafia in dieci punti contiene qualcosa di più. E cioè un codice di leggi antimafia che potrà essere utilizzato da tutte le forze dell'ordine che si occupano di combatterla" ha detto presidente del Consiglio, al termine del vertice del governo. Oltre al codice antimafia, il disegno di legge contiene misure quali la creazione di una mappa nazionale delle organizzazioni criminali; la realizzazione di un sistema di informazione sulle cosche attraverso un desk interforze e interventi contro le infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti.

"MENO CLANDESTINI, MENO CRIMINI" - "Abbiamo fatto un grande lavoro per riassettare tutti gli impianti legislativi per combattere la criminalità organizzata. Il codice ha una veste utile ed efficace per tutti, forze di polizia e magistratura, per una maggiore attività di contrasto alla mafia" ha spiegato Berlusconi al termine del Cdm, sottolineando che la lotta alla criminalità ha tra i principali obiettivi la confisca dei patrimoni mafiosi. Facendo riferimento ai fatti di Rosarno (da cui è scaturita la volontà di organizzare il Consiglio dei ministri in Calabria), il premier ha poi aggiunto: "I risultati sui nostri contrasti all'immigrazione clandestina sono molto positivi e una riduzione degli extracomunitari in Italia significa meno forze che vanno a ingrossare le schiere dei criminali". Parole che hanno suscitato non poche polemiche, meglio specificate poi dal premier nel corso della registrazione di Porta a Porta: "La lotta alla criminalità si fa anche con il contrasto all'immigrazione clandestina, perchè chi viene qui e non ha un lavoro finisce tra le fila delle organizzazioni criminali. Ma il nostro piano straordinario - conclude- va in moltissime direzioni per vincere una lotta antica contro il male nel nostro paese". Dal governo poi un appello a Bruxelles: "Stiamo facendo un'azione molto forte nei confronti dell'Unione europea che deve caricarsi il costo della vigilanza che la Libia e altri Paesi sopportano per fermare e rimpatriare gli immigrati", ha detto Berlusconi.

Da sinistra: Alfano, Maroni, Bossi, in piedi, e Berlusconi (Ap)

Da sinistra: Alfano, Maroni, Bossi, in piedi, e Berlusconi (Ap)

MARONI: "AGGREDIRE I PATRIMONI MAFIOSI" - Tornando alla lotta alle mafie, il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha spiegato che l'arma di attacco più efficace, accanto alle operazioni di polizia, è quella economica. "La Direzione Investigativa Antimafia è una struttura di eccellenza, che ha tanti compiti, ma da ora in avanti avrà come priorità l'aggressione ai patrimoni mafiosi - ha spiegato il titolare del Viminale -. Credo che fra 15 giorni potremo tornare a Reggio Calabria per insediare qui l'Agenzia per la gestione dei beni confiscati alle mafie". Prospettiva che deriva dal pacchetto contro la criminalità, suddiviso in un ddl e in un decreto. Quest'ultimo proprio per la creazione dell'Agenzia sui beni confiscati. "Nel decreto - ha sottolineato Maroni - si prevede l'immediata costituzione dell'Agenzia dei beni confiscati perchè abbia visione complessiva" e che possa rendere "immediatamente utilizzabili i beni" sequestrati alla criminalità organizzata. Il ministro ha evidenziato i risultati fin qui raggiunti: "Nei 19 mesi del governo Berlusconi sono stati sequestrai 12.111 beni mobili e immobili alle organizzazioni criminali, per un controvalore di 7 miliardi di euro (+100% rispetto allo stesso periodo precedente) e sono stati confiscati 3.122 beni per un controvalore di circa 2 miliardi di euro (+345%)". Il tema della messa all'asta dei beni confiscati è stato controverso nei mesi scorsi: il rischio è che mafia e 'ndrangheta se ne riappropino. "Qualche bello spirito - ha detto a tal proposito Berlusconi - ha detto che i criminali sono pronti a ricomprare i beni sequestrati messi all'asta. Molto bene, vuol dire che noi così li sequestreremo un'altra volta". Per il premier "la mafia, la 'ndrangheta, la camorra e le altre organizzazioni criminali sono una terribile patologia per il Paese: ne paghiamo le conseguenze anche per l'immagine che diamo all'estero per la brutta abitudine di programmi sulla mafia che portano in giro per il mondo questa immagine negativa. Una moda - ha sottolineato il premier - che spero sia ormai finita".

"NO ALLA FICTION SULLA MAFIA" - Berlusconi ha affrontato, poi, in generale, anche il tema dell'attuale scenario politico, affermando che non c'è "nessuno scontro con nessuna istituzione. Non c'è mai stato e non c'è". Dal presidente del Consiglio un affondo sulle fiction dedicate alla criminalità organizzata. "Spero che questa brutta abitudine di fare fiction sulla mafia finisca. Queste fiction hanno danneggiato l'immagine del Paese" ha detto il premier.

LAVORO NERO - A Reggio è stato deciso anche il via libera al piano straordinario Sacconi contro il lavoro nero in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Prevede che 550 ispettori effettuino controlli in 20mila aziende. Nel mirino i settori dell'agricoltura e dell'edilizia. La task force sarà formata da personale del ministero del Lavoro, dell'Inps e carabinieri. Le ispezioni riguardano in particolare l'uso di mano d'opera anche stagionale, il fenomeno del caporalato e le truffe ai danni dell'Inps attraverso fittizi rapporti di lavoro, attività gestita prevalentemente dalle organizzazioni criminali. Obiettivo: verificare 10mila aziende agricole (2mila in Calabria, 2.500 in Campania, 3mila in Puglia e 2.500 in Sicilia) e altrettanti cantieri (1.346 in Calabria, 3.814 in Campania, 2.564 in Puglia e 2.276 in Sicilia). Nell'edilizia, le ispezioni riguarderanno sia gli appalti privati che quelli pubblici.

DUE MILIONI DI EURO - Particolare attenzione sarà riposta sulla correttezza delle procedure di appalto e subappalto e sul rispetto della normativa antimafia, argomento toccato sia da Maroni sia dal ministro della Giustizia, Alfano. Il piano prevede risorse aggiuntive per quasi due milioni di euro, destinate alle spese di viaggio, vitto e alloggio per gli ispettori provenienti da altre regioni (50, "per assicurare una maggiore trasparenza"). In occasione della riunione del Cdm sono stati presentati i risultati dell'azione ispettiva nel 2009: a fronte di una diminuzione delle violazioni di carattere formale (-28% per la tenuta del libro unico del lavoro), sono fortemente aumentate le violazioni accertate in materia di lavoro nero (+44%), di appalti e somministrazione (+193%), di orario di lavoro (+118%), di rispetto dello Statuto dei lavoratori (+208%), di truffe nei confronti degli Istituti (+483%), di sicurezza sul lavoro (+53%).

ALFANO: 'NDRANGHETA NELLA LEGISLAZIONE - "Da domani la parola 'ndrangheta farà parte della legislazione nazionale" ha spiegato il ministro della Giustizia . "Siamo intervenuti per introdurre nella legislazione italiana la parola 'ndrangheta che prima non figurava. La modifica andrà inserita nel decreto in vigore domani". Si è dunque seguito l'esempio del 1982, quando nel 416 bis si inserì il riferimento alla mafia. "È una grande operazione di natura culturale, ma anche di natura tecnica" che darà maggiori strumenti ai magistrati, ha detto Alfano.

La manifestazione dei lavoratori (Afp)

La manifestazione dei lavoratori (Afp)

BERLUSCONI CONTESTATO - Arrivando in prefettura, il premier Berlusconi si è rivolto ad alcuni cittadini che attendevano il suo arrivo: "Siete contenti che abbiamo portato qui il Cmd? Così vi facciamo vedere quello che stiamo facendo contro la criminalità". Ma non c'erano solo sostenitori: così come avvenuto per il pullman che ha portato i ministri, anche il corteo di auto del premier è stato contestato davanti all'ingresso posteriore della prefettura. Tra i manifestanti diversi lavoratori a rischio licenziamento e alcuni che sono già in cassa integrazione. "La nostra azienda non ha più accesso al credito e sta per chiudere. Siamo un centinaio" ha spiegato il capo delegazione della De Masi costruzioni. E un portuale di Gioia Tauro: "In due anni 500 persone hanno perso il posto di lavoro. Siamo qui a chiedere un intervento serio al governo. La 'ndrangheta si sconfigge con il lavoro, non solo con le chiacchiere e potenziando le forze di polizia. Se non c'è occupazione la manovalanza della mafia crescerà".

"MANTERREMO LE PROMESSE" - Il premier si è rivolto ai calabresi anche con un messaggio pubblicato sul quotidiano La Gazzetta del Sud: "La riunione a Reggio Calabria del Consiglio dei ministri è un'altra promessa mantenuta. Il governo, con questo gesto, ribadisce che anche in Calabria lo Stato c'è. La sconfitta della 'ndrangheta e di tutte le altre mafie costituisce per noi l'emergenza più importante, in assoluto. Per questo dobbiamo ripristinare il controllo dello Stato su tutto il territorio, come premessa indispensabile per la riuscita degli interventi sull'economia e sulle infrastrutture che abbiamo già predisposto e in parte già avviato".

Redazione online

28 gennaio 2010

REPUBBLICA

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2010-01-29

Immigrati, i vescovi a Berlusconi

"Delinquono come gli italiani"

Monsignor Crociata (Cei) replica all'equazione del premier su stranieri e criminalità

"Le nostre statistiche dimostrano che le percentuali di reati sono pressoché identiche"

Immigrati, i vescovi a Berlusconi "Delinquono come gli italiani"

Il segretario generale della Cei, Mariano Crociata con il presidente della Conferenza, Angelo Bagnasco

ROMA - "Le nostre statistiche dimostrano che le percentuali di criminalità di italiani e stranieri sono analoghe, se non identiche". E' quanto ha affermato il segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata, rispondendo a una domanda dei giornalisti sulle affermazioni del premier Berlusconi riguardanti la partecipazione degli immigrati alle attività delle organizzazioni criminali. "La considerazione di fondo sugli immigrati - ha adetto Crociata - resta la dignità di ogni persona umana che non può essere oggetto di pregiudizio e discriminazione, come ha ricordato il Pontefice".

MIGRANTI E DENUNCE: I NUMERI

Crociata, rispondendo ai giornalisti nella conferenza stampa conclusiva del Consiglio permanente della Cei, ha affrontato diversi temi, compreso quello delle prossime elezioni. "Il compito dei cittadini - ha detto il segretario generale della Cei - è di eleggere le persone che meglio perseguono l'obiettivo del bene comune i cui valori e criteri sono la difesa della vita umana comunque si presenti, la difesa della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, la promozione della solidarietà verso gli altri, in particolare i più deboli e il lavoro". L'indicazione della Chiesa, ha aggiunto, è poi "quella di votare per coloro che guardano alle esigenze generali più importanti sia per la vita del Paese che per le Regioni''.

Sulle polemiche intorno alla giustizia, Crociata ha detto di non volere esprimere giudizi di merito: "Darei

in questo caso - ha spiegato - quell'indicazione relativa a superare conflitti e tensioni già contenuta nella relazione del cardinale Bagnasco, per trovare una soluzione all'interno degli equilibri istituzionali seguendo la ricerca del bene comune da parte di tutti".

 

Quanto all'emergenza disoccupazione ed al caso Fiat, Crociata ha detto che bisogna fare di tutto per "conservare, assicurare e accrescere i posti di lavoro": "Conosciamo il dramma delle famiglie che avevano un lavoro e ora si trovano per strada. Dobbiamo raccogliere questo grido, non possiamo rimanere insensibili. Non posso intervenire su questioni specifiche, ma credo che sia, molto semplicemente, auspicabile che si continui a cercare il modo di assicurare ancora il lavoro".

(29 gennaio 2010) Tutti gli articoli di Cronaca

 

 

 

Tra immigrati e italiani

stesso tasso di criminalità

I dati ufficiali dimostrano che l'80% delle denunce a carico di stranieri riguarda irregolari;

ma anche tra questi, in quattro casi su 5 il reato contestato è l'assenza del permesso di soggiorno

Tra immigrati e italiani stesso tasso di criminalità

Una manifestazione contro il razzismo

ROMA - Sono i numeri a dire che gli immigrati non delinquono più degli italiani. Secondo i dati dell'Istat, il tasso di criminalità degli immigrati regolari, in Italia, è "solo leggermente più alto" di quello degli italiani (tra l'1,23% e l'1,4%, contro lo 0,75%) ed è addirittura inferiore tra le persone oltre i 40 anni. Di fatto, i dati sono "equiparabili". E' vero invece la stragrande maggioranza dei reati commessi da stranieri in Italia è opera di immigrati irregolari.

Parlano ancora le cifre ufficiali, secondo le quali il 70-80% degli stranieri denunciati sono irregolari. Anche qui, però, i dati sono da leggere con attenzione perché, sul totale delle denunce, l'87% riguarda proprio la mera condizione di clandestinità: il reato commesso da 4 stranieri su 5 denunciati riguarda insomma l'essere stati sorpresi in Italia senza permesso di soggiorno e dunque la violazione delle leggi sull'immigrazione.

In generale, dicono le statistiche, non esiste un legame fra l'aumento degli immigrati regolari e l'aumento dei reati in Italia: tra il 2001 e il 2005, ad esempio, mentre gli stranieri sono aumentati di oltre il 100%, le denunce nei loro confronti sono cresciute del 45,9%.

Al di là delle polemiche politiche, sono comunque nettamente superiori gli aspetti positivi dell'immigrazione. In Italia gli immigrati regolari, secondo i più recenti rapporti di Caritas Migrantes e Ismu, sono oltre quattro milioni e mezzo, il 7,2% della popolazione, una percentuale che supera per la prima volta la media europea (6,2%). Dal 1998 al 2008, la crescita è stata del 246% e se il trend resterà invariato, come prevede l'Istat, nel 2050 gli italiani di origine straniera saranno oltre 12 milioni.

I lavoratori stranieri sono circa due milioni e producono il 10% del Pil nazionale. I vantaggi dello Stato sono visibili da altri numeri: gli immigrati versano ogni all'Inps sette miliardi di euro e pagano al Fisco una cifra che supera i 3,2 miliardi di euro. Inoltre, ogni cento neonati in Italia, ormai più del 12% ha un almeno un genitore straniero.

(28 gennaio 2010) Tutti gli articoli di Politica

 

 

 

 

 

 

2010-01-28

L'esecutivo riunito nella Prefettura di Reggio Calabria che sarà la sede dell'agenzia per i beni sequestrati

Varato il provvedimento messo a punto dai ministri Angelino Alfano e Roberto Maroni

Il Cdm vara il piano contro le mafie

"Meno immigrati, meno criminalità"

Il guardasigilli: "La protesta dell'Anm? Solo una manifestazione elettorale"

Applausi per il premier, ma anche fischi e proteste. Sit-in dei lavoratori dell'area industriale di Gioia Tauro

Il Cdm vara il piano contro le mafie "Meno immigrati, meno criminalità"

Silvio Berlusconi

al suo arrivo in Prefettura

REGGIO CALABRIA - Il Consiglio dei ministri ha approvato il piano straordinario contro le mafie. Per la prima volta l'esecutivo si è riunito a Reggio Calabria, presidiata per l'occasione da un imponente dispositivo di sicurezza dopo i recenti episodi intimidatori messi a segno dalla criminalità organizzata, dalla bomba contro la Procura generale al ritrovamento dell'auto con esplosivo e armi durante la visita del capo dello Stato Giorgio Napolitano. E ha dato il via libera al piano straordinario, messo a punto dai ministri della Giustizia e dell'Interno Angelino Alfano e Roberto Maroni. Decidendo, inoltre, che la sede dell'Agenzia per i beni sequestrati e confiscati, sarà Reggio Calabria. "Abbiamo fatto un grande lavoro per riassettare tutti gli impianti legislativi. Abbiamo dato il via libera al piano, c'è un codice delle leggi antimafia per favorire una maggiore attività di contrasto" dice Berlusconi. Che si dice convinto che "la riduzione degli extracomunitari in Italia significa meno forze che vanno a ingrossare le schiere dei criminali". Tornando a chiedere lo stop alle fiction sulla mafia e lanciando una frecciata ai media: "Questa è l'Italia vera, diversa da quella descritta dai mezzi di informazione".

Il piano. "Per battere la mafia bisogna aggredire il patrimonio mafioso. Metteremo questo obiettivo al centro dell'attività di contrasto. E se i mafiosi ricomprano i beni, noi li risequestriamo un'altra volta" dice Berlusconi illustrando i dieci punti del documento che, tre le varie cose, istituisce l'Agenzia nazionale per i beni sequestrati che si insedierà "entro 15 giorni". Nel ddl sono contenute norme per un codice delle leggi antimafia, si prevedono nuovi strumenti di agggressione ai patrimoni dei mafiosi e nuove misure per il contrasto alla ecomafie. Sono inoltre introdotte altre misure di sostegno alle vittime del racket ("creeremo uno scudo assicurativo") e dell'usura e si istituisce una mappa informatica della criminalità organizzata. Altre norme prevvedono il potenziamento delle azioni antimafia nel settore degli appalti (sarà realizzata una "white list" delle imprese di cui tenere conto al momento di affidamento di appalti), un piano internazionale contro le criminalità transnazionale. "La Direzione Investigativa Antimafia è una struttura di eccellenza, che ha tanti compiti, ma da ora in avanti avrà come priorità l'aggressione ai patrimoni mafiosi" spiega Maroni. Mentre Berlusconi rivendica i risultato ottenuti: "Abbiamo già ottenuto risultati straordinari, come le 427 operazioni di polizia giudiziaria, le 4.236 persone arrestate e i 310 latitanti presi, un aumento dell'85% rispetto ai governi della sinistra".

 

Immigrazione. "I risultati sui nostri contrasti all'immigrazione clandestina sono molto positivi" e questo è importante perchè una "riduzione degli extracomunitari in Italia significa meno forze che vanno a ingrossare le schiere dei criminali" dice Silvio Berlusconi. Che annuncia che il governo metterà in atto "un'azione molto forte" sulla Ue che deve farsi carico" dei costi della vigilanza che i paesi costieri sopportano" per contrastare i flussi di immigrazione clandestina verso l'europa.

Le cifre di Maroni. "Il numero di operazione di polizia contro le organizzazioni criminali è aumentato del 300%. Un aumento "dal 30 al 300% rispetto al periodo precedente al governo Berlusconi". Il ministro dell'interno, traccia un bilancio dell'attività delle forze dell'ordine contro la criminalità:"Nei 19 mesi del governo Berlusconi sono stati sequestrati 12.111 beni mobili e immobili alle organizzazioni criminali, per un controvalore di 7 miliardi di euro (+100% rispetto allo stesso periodo precedente) e sono stati confiscati 3.122 Beni per un controvalore di circa 2 miliardi di euro (+345%)".

Alfano contro le toghe. "Ho inoltrato due settimane fa la richiesta per il parere con le procedura d'urgenza per l'invio a Reggio Calabria di sei nuovi magistrati. Ancora oggi non ho ricevuto risposta - dice il Guardasigilli - so bene che il Csm è impegnato a dare pareri contro le leggi di questo governo, ma se dessero i pareri su cose più urgenti noi gli ne saremmo grati". Che boccia l'annunciata protesta dei magistrati in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario: "E' una manifestazione elettorale dell'Anm in vista delle prossime elezioni del Csm".

Berlusconi nega scontri con le istituzioni. "Da parte nostra non c'è nessuna volontà di avere uno scontro con le istituzioni. Non c'è nessuna volontà. Se poi le nostre parole sono fraintese, questa è un'altra cosa" spiega il premier.

Vigilanza contro il lavoro nero. Via libera all'applicazione del piano del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, per il controllo di 20mila imprese attive nei settori dell'agricoltura e dell'edilizia nelle quattro regioni a "rischio" del Mezzogiorno, ovvero Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Il piano impiegherà 550 ispettori ed è stato voluto per contrastare il lavoro irregolare, soprattutto laddove connesso a infiltrazioni criminose, sfruttamento della mano d'opera nel'ambito dell'economia sommersa e tutela del lavoratore. Gli ispettori provengono dallo stesso ministero, dall'Inps e dai carabinieri.

Berlusconi, applausi e contestazioni. "Siete contenti che abbiamo portato qui il Cdm? Così vi facciamo vedere quello che stiamo facendo contro la criminalità". Piccolo fuori programma per Silvio Berlusconi, al suo arrivo presso la sede della Prefettura. Il presidente del Consiglio si è avvicinato ad alcune persone assiepate dietro le transenne e ha parlato con un gruppo di ragazzi, concedendosi anche per qualche fotografia. Non sono mancate le contestazioni. Sia per il pullmann che ha portato i ministri, sia per il corteo di auto del premier. Ma i manifestanti sono stati confinati dalla polizia sulla via Marina Alta, davanti all'ingresso posteriore della Prefettura.

Tre sit-in di protesta. Oltre ai manifestanti che attendevano l'arrivo del presidente del Consiglio, nei pressi della Prefettura di Reggio Calabria tre sit-in di protesta sono stati organizzati dai lavoratori dell'area industriale di Gioia Tauro, del porto gioiese e della Rete No Ponte che si batte contro la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina. I lavoratori dell'area industriale e del porto di Gioia Tauro chiedono l'intervento del governo affinché vengano revocati i provvedimenti di cassaintegrazione che sono stati annunciati nei loro confronti e che riguardano 400 lavoratori portuali e 200 dell'area industriale, dipendenti di sei diverse aziende. La Rete No Ponte protesta chiedendo che i fondi destinati alla Grande Opera vengano destinati per fini sociali e di utilità pubblica.

(28 gennaio 2010) Tutti gli articoli di Politica

 

 

 

 

Si accende la polemica dopo le frase del premier: "Meno stranieri, meno criminalità"

Migrantes: "Lavorare per regolare da subito la situazione di tanti immigrati presenti nel nostro territorio"

Immigrati, opposizione contro il premier

"Parole che incitano al razzismo"

Immigrati, opposizione contro il premier "Parole che incitano al razzismo"

ROMA - "Berlusconi incita al razzismo e alimenta un clima di intolleranza le cui conseguenze non possono essere prevedibili". Livia Turco, capogruppo Pd in commissione affari sociali della Camera, non va per il sottile e stronca le parole del premier che, da Reggio Calabria, conia il parallelo tra immigrati e criminalità. Un'equazione che non piace neanche a don Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes promossa dalla Cei: "Occorre lavorare per regolare da subito la situazione di tanti immigrati presenti nel nostro territorio. Purtroppo gli immigrati che arrivano per trovare lavoro e condizioni di vita dignitose, trovano crescenti difficoltà e burocratizzazione in merito al loro percorso di regolarizzazione".

Ben più dure le reazioni che arrivano dall'opposizione. 'Berlusconi mente due volte sull'immigrazione. Non è vero che gli immigrati sono diminuiti e non è vero che sono diminuiti i clandestini. Il governo non fornisce cifre attendibili e dimentica di dire che ha fatto ampio ricorso alle sanatorie" afferma il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi. "Meno immigrati meno crimini? Siamo indignati per queste dichiarazioni tribali e offensive, che, queste sì, rappresentano un vero e proprio crimine. Invitiamo l'Ue a vigilare: il linguaggio del premier alimenta odio, intolleranza e razzismo" attacca Michelangelo Tripodi, responsabile Mezzogiorno del Pdci.

Durissimo Luigi De Magistris, europarlamentare dell'Idv: "Il governo utilizza le mafie e l'immigrazione per spot a buon mercato". Fulminante, infine, la battuta del presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro: "Meno premier, meno crimini?".

(28 gennaio 2010) Tutti gli articoli di Politica

 

 

 

 

Tra immigrati e italiani

stesso tasso di criminalità

I dati ufficiali dimostrano che l'80% delle denunce a carico di stranieri riguarda irregolari;

ma anche tra questi, in quattro casi su 5 il reato contestato è l'assenza del permesso di soggiorno

Tra immigrati e italiani stesso tasso di criminalità

Una manifestazione contro il razzismo

ROMA - Sono i numeri a dire che gli immigrati non delinquono più degli italiani. Secondo i dati dell'Istat, il tasso di criminalità degli immigrati regolari, in Italia, è "solo leggermente più alto" di quello degli italiani (tra l'1,23% e l'1,4%, contro lo 0,75%) ed è addirittura inferiore tra le persone oltre i 40 anni. Di fatto, i dati sono "equiparabili". E' vero invece la stragrande maggioranza dei reati commessi da stranieri in Italia è opera di immigrati irregolari.

Parlano ancora le cifre ufficiali, secondo le quali il 70-80% degli stranieri denunciati sono irregolari. Anche qui, però, i dati sono da leggere con attenzione perché, sul totale delle denunce, l'87% riguarda proprio la mera condizione di clandestinità: il reato commesso da 4 stranieri su 5 denunciati riguarda insomma l'essere stati sorpresi in Italia senza permesso di soggiorno e dunque la violazione delle leggi sull'immigrazione.

In generale, dicono le statistiche, non esiste un legame fra l'aumento degli immigrati regolari e l'aumento dei reati in Italia: tra il 2001 e il 2005, ad esempio, mentre gli stranieri sono aumentati di oltre il 100%, le denunce nei loro confronti sono cresciute del 45,9%.

Al di là delle polemiche politiche, sono comunque nettamente superiori gli aspetti positivi dell'immigrazione. In Italia gli immigrati regolari, secondo i più recenti rapporti di Caritas Migrantes e Ismu, sono oltre quattro milioni e mezzo, il 7,2% della popolazione, una percentuale che supera per la prima volta la media europea (6,2%). Dal 1998 al 2008, la crescita è stata del 246% e se il trend resterà invariato, come prevede l'Istat, nel 2050 gli italiani di origine straniera saranno oltre 12 milioni.

I lavoratori stranieri sono circa due milioni e producono il 10% del Pil nazionale. I vantaggi dello Stato sono visibili da altri numeri: gli immigrati versano ogni all'Inps sette miliardi di euro e pagano al Fisco una cifra che supera i 3,2 miliardi di euro. Inoltre, ogni cento neonati in Italia, ormai più del 12% ha un almeno un genitore straniero.

(28 gennaio 2010)

 

 

 

In aula la maggioranza blocca un articolo di legge che delegava al governo l'attuazione

di norme comunitarie contro il lavoro nero degli immigrati. Insorge il Pd: "Scandaloso"

Norme antisfruttamento dei clandestini

il Senato decide lo stralcio, è polemica

Norme antisfruttamento dei clandestini il Senato decide lo stralcio, è polemica

Maurizio Gasparri

ROMA - Stop alle norme contro chi fa lavorare immigrati clandestini. L'aula del Senato decide lo stralcio dell'articolo 48 del disegno di legge comunitaria che prevedeva una delega al governo per l'attuazione di una direttiva europea sull'emersione del lavoro nero, comprese sanzioni per i datori di lavoro che impiegano cittadini extracomunitari irregolari. Il Pd protesta, il capogruppo Pdl a Palazzo Madama, Maurizio Gasparri, difende la decisione.

La delega che viene stralciata prevedeva, in particolare, che nel decreto legislativo il governo intervenisse attraverso norme che avrebbero previsto un permesso di soggiorno temporaneo per i lavoratori extracomunitari che avessero denunciato alle autorità competenti la loro posizione irregolare e la non applicazione delle sanzioni per i datori di lavoro che, autodenunciandosi, avessero regolarizzato i dipendenti stranieri irregolari.

Nonostante il voto favorevole della maggioranza in commissione Gasparri, intervenendo in auula, annuncia il voto contrario del gruppo: "Riteniamo opportuno non varare l'articolo 48, ma legiferare su tutta la materia in termini generali'' anche alla luce dei nuovi atteggiamenti del governo dopo i fatti di Rosarno. Subito dopo il capogruppo Udc, Giampiero D'Alia, propone lo stralcio, poi approvato, per un approfondimento in commissione. Poi anche il ministro per le Politiche comunitarie, Andrea Ronchi, dà parere favorevole alla proposta di stralcio.

E la decisione di stoppare le norme provoca la reazione indignata del Pd: "E' scandaloso - commenta Sandro Gozi, capogruppo democratico nella commissione politiche della Ue di Montecitorio - quella è una norma che ci chiede l'Europa e il governo Berlusconi ha risposto con una scelta che chiarisce le sue intenzioni, cioè di non disturbare il mercato nero. Inoltre, nella stessa giornata il governo vanifica così il suo stesso piano di controlli varato dal cdm contro il lavoro nero".

Ma Gasparri respinge le accuse: "Non ci sarà nessuna affrettata sanatoria per extracomunitari o lavoratori in nero. Abbiamo stralciato l'articolo 48 della legge comunitaria affinchè su questi aspetti si continui ad agire nel solco della legge Fini-Bossi, ingresso di quote limitate e regole specifiche per il lavoro stagionale e delle norme ulteriori introdotte a contrasto della clandestinità e per l'integrazione".

(28 gennaio 2010) Tutti gli articoli di Politica

 

 

 

 

Da Arcore a Gemonio

"Meno extracomunitari siginifica meno criminalità". Silvio Berlusconi lo dice a Reggio Calabria. Dopo i fatti di Rosarno. Nel contesto di un piano straordinario contro le mafie.

Siamo un millimetro prima della xenofobia, se per xenofobia si intende l’avversione per lo straniero in quanto portatore di pericoli per la società.

Ma il Cavaliere è uomo d’azienda, non un politico di professione. Ergo, la questione politica dell’immigrazione per lui si risolve con una proporzione diretta. Meno-meno, e tutti più felici.

"Parole di buon senso", sono pronti a dire i portavoce del solito coro.

Gli stessi portavoce che non ammetteranno mai che il loro capo è pronto a sacrificare il suo profilo moderato – ammesso che ci sia mai stato – sull’altare della competizione con l’amico-rivale Bossi.

Un punto o due sottratti alla Lega alle Regionali valgono scivoloni di destra profonda come quelli di Reggio, e forse tanti altri ancora.

(Intanto, mentre a Reggio si annuncia un maxi-piano contro il lavoro nero, in Parlamento si stralcia la norma che consente agli immigrati che denunciano i caporali di avere il permesso di soggiorno. Come capita spesso al centrodestra italiano: a parole si annuncia e nei fatti si toglie)

 

L'UNITA'

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2010-01-29

I vescovi a Berlusconi: gli immigrati non delinquono più degli italiani

Più immigrati porterebbero più crimine? Assolutamente no. I vescovi italiani replicano seccamente al premier che ieri aveva rilanciato l'equazione leghista contro gli immigrati. "Le nostre statistiche dimostrano che le percentuali di criminalità di italiani e stranieri sono analoghe, se non identiche", ha detto il segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata, ricordando che tanto il Papa quanto l'Episcopato Italiano difendono "la dignità di ogni persona umana che non può essere oggetto di pregiudizio e di discriminazione". Durante l'incontro con la stampa monsignor Crociata ha toccato altri delicati temi della cronaca e della politica, a partire dalla crisi economica. "Il grido delle famiglie che perdono il lavoro va assolutamente raccolto, pur nel rispetto delle varie responsabilità", ha detto, rispondendo alle domande sulla paventata chiusura degli stabilimenti Fiat di Pomigliano d'Arco e Termini Imerese e lanciando un "incoraggiamento" a "conservare, assicurare e accrescere i posti di lavoro". "Conosciamo il dramma delle famiglie che avevano un lavoro e ora si trovano per strada. Dobbiamo raccogliere questo grido, non possiamo rimanere insensibili. Là dove ci sono strutture che fino ad ora hanno dato lavoro è auspicabile che si continui a cercare il modo affinchè il lavoro sia ancora assicurato".

Quanto alle imminenti elezioni regionali, monsignor Crociata ha ribadito che "il compito dei cittadini è eleggere le persone che meglio perseguono l'obiettivo del bene comune, i cui valori e criteri sono la difesa della vita umana comunque si presenti, la difesa della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, la promozione della solidarietà verso gli altri, in particolare i più deboli e il lavoro". "Noi vescovi diciamo che le elezioni sono un momento di espressione alta della partecipazione dei cittadini alla vita pubblica e rivolgiamo in questo senso un appello alla responsabilità dei cittadini", ha spiegato. "Nel far questo - ha proseguito sollecitato in particolare sul confronto che nel Lazio vedrà opposte la candidata del Pdl Renata Polverini e l'esponente dei Radicali, Emma Bonino - evidentemente l' indicazione che viene da parte nostra è quella di guardare alle esigenze generali più importanti e seguire quindi i criteri che permettono di realizzare il bene comune". Sui conflitti in merito alla riforma della giustizia, monsignor Crociata ha lanciato un richiamo a "superare i conflitti e le tensioni" e ad osservare "il rispetto degli equilibri istituzionali nel quadro costtiuzionale". È necessaria "misura e ricerca del bene da parte di tutti", ha aggiunto, occorre "rafforzare l'invito all'equilibrio e all'armonia dei rapporti per la realizzazione del bene comune".

Infine un monito contro la criminalità organizzata: "L'atteggiamento della Chiesa verso i mafiosi è l'invito al ravvedimento e alla conversione", dice monsignor Crociata, ribadendo ll "condanna senza riserve nei confronti delle organizzazioni criminali e di chi ne fa parte", e ricordando che "c'è una contraddizione insanabile tra l'appartenenza a queste organizzazioni e la comunione con la Chiesa". Sulla scia del celebre appello di Giovanni Paolo II in Sicilia, il segretario della Cei ha ripetuto quindi l'invito dei vescovi ai mafiosi a "ravvedersi e a convertirsi". "L'invito che viene dalla Chiesa è a cambiare - ha ripetuto -, la prima parola che viene da Gesù è a cambiare vita". "Quando noi pecchiamo, e in maniera così grave - ha concluso - la comunione con la Chiesa è compromessa. E questo vale anche se non viene emessa una sanzione specifica, come la scomunica".

29 gennaio 2010

 

 

 

 

 

2010-01-28

Berlusconi: "Meno immigrati, meno crimini"

Meno immigrati, meno crimini. L'equazione è opera del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che ha ricordato "gli accordi con la Libia", e ha sottolineato che "diminuzione degli extracomunitari significa anche meno forze che vanno a ingrossare le fila delle organizzazioni criminali".

L'Italia chiederà all'Unione europea di "farsi carico" dei costi sostenuti dalla Libia e dagli altri "Paesi rivieraschi" del nord Africa che si sono impegnati a svolgere un'azione di "vigilanza" per contrastare i flussi di immigrazione clandestina verso l'Europa. Lo ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, durante la conferenza stampa tenuta al termine del Consiglio dei ministri di Reggio Calabria. "Svolgerò un'azione molto forte verso l'Ue, che deve caricarsi il costo di questa vigilanza che la Libia e altri Paesi rivieraschi sopportano per fare questo lavoro di vigilanza".

Berlusconi sottolinea: "Si tratta di clandestini che vengono dal'interno dell'Africa e che attraversano il loro territorio per raggiungere l'Europa. Loro li fermano, rimpatriandoli. Questo ha un costo che non deve essere sopportato solo dai Paesi rivieraschi, ma da tutta l'Unione europea. Io mi occuperò di questo problema, mirando ad ottenere che l'Europa si carichi di questi costi".

Le reazioni

"Trovo volgare l'equazione fatta da Berlusconi su immigrati e criminalità. Trovo queste parole volgari e contraddette dai fatti" dice Livia Turco, senatrice e responsabile immigrazione del Pd. "Tutti i dati - continua Turco - dimostrano che senza immigrati si fermerebbero pezzi importanti della nostra economia, non si può parlare di immigrati solo in termini di criminalità. oltretutto il governo dovrebbe chiedersi come mai in questi dieci anni di applicazione della legge Bossi-Fini, i clandestini e soprattutto gli irregolari sono aumentati" conclude l'esponente Pd.

Risponde con sarcasmo, invece, la presidente dei senatori Pd, Anna Finocchiaro. "Altro che immigrati. Meno premier, meno crimini?".

"Berlusconi mente due volte sull'immigrazione. Non è vero che gli immigrati sono diminuiti e non è vero che sono diminuiti i clandestini. Il governo non fornisce cifre attendibili e dimentica di dire che ha fatto ampio ricorso alle sanatorie". Lo afferma il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi. "L'Italia - conclude il capogruppo Idv - ha bisogno di leggi severe ma giuste, non di inutili slogan razzisti che alimentano il clima di intolleranza. Non è con le passerelle ad uso delle telecamere che si danno risposte concrete ai cittadini".

"Legare l'aumento della criminalità a quello degli stranieri non comunitari nel nostro Paese è superficiale, pericoloso e oltretutto infondato. Che sia poi il Presidente del Consiglio a sostenerlo è di una gravità assoluta". È quanto dichiara in una nota Andrea Sarubbi (Pd), commentando le parole di Berlusconi a margine del Consiglio dei ministri odierno.

28 gennaio 2010

il SOLE 24 ORE

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2010-01-28

Berlusconi: "Meno immigrati significa meno criminalità"

28 gennaio 2010

"Dai nostri archivi"

Berlusconi: "La crisi non consente di ridurre le tasse"

Ipotesi di stop dei mercati: la Casa Bianca smentisce

Berlusconi: contro la crisi investimenti e ammortizzatori

Berlusconi: per la giustizia riforma nel primo Cdm 2009. Avanti con il presidenziasmo

Alitalia: Berlusconi e Sarkozy rilanciano ipotesi Air France

Il premier a Reggio Calabria fra applausi e contestazioni

"I risultati sui nostri contrasti all'immigrazione clandestina sono molto positivi" e questo è importante perchè una "riduzione degli extracomunitari in Italia significa meno forze che vanno a ingrossare le schiere dei criminali". Così il premier Silvio Berlusconi nel corso della conferenza stampa al termine

del Consiglio dei ministri che si è tenuto a Reggio Calabria. Il governo, ha detto il premier, metterà in atto "un'azione molto forte sull'Unione europea che deve farsi carico" dei costi della vigilanza che i paesi sopportano". Annunciando il piano straordinario antimafia Berlusconi ha precisato che si tratta "di un piano in dieci punti", che contiene anche "un codice delle leggi antimafia".

Aggredire il patrimonio dei mafiosi. "Per battere la mafia - ha detto il Cavaliere - è necessario aggredire il patrimonio mafioso. Metteremo questo obiettivo al centro dell'attività di contrasto".

Applausi e contestazioni per il Cavaliere. Fra applausi e contestazioni la presenza di Berlusconi al Consiglio dei ministri straordinario di Reggio Calabria. "Siete contenti che abbiamo portato qui il Cdm? Così vi facciamo vedere quello che stiamo facendo contro la criminalità". Berlusconi al suo arrivo presso la sede della Prefettura si è avvicinato ad alcune persone assiepate dietro le transenne e ha parlato con un gruppo di ragazzi, concedendosi anche per qualche fotografia. Non sono mancate, però, le contestazioni, sia per il pullmann che ha portato i ministri, sia per il corteo di auto del premier, contestato da alcuni manifestanti che protestavano davanti all'ingresso posteriore della Prefettura per l'ipotizzata chiusura del porto di Gioia Tauro. Il Cavaliere si era già rivolto direttamente ai calabresi con un messaggio sulla Gazzetta del Sud, enfatizzando il Cdm a Reggio: "Il governo, con questo gesto, ribadisce che anche in Calabria lo Stato c'è. La sconfitta della 'ndrangheta e di tutte le altre mafie costituisce per noi l'emergenza più importante, in assoluto. Per questo dobbiamo ripristinare il controllo dello Stato su tutto il territorio, come premessa indispensabile per la riuscita degli interventi sull'economia e sulle infrastrutture che abbiamo già predisposto e in parte già avviato". (N.Co.)

28 gennaio 2010

 

 

 

 

 

Via libera del Cdm al piano antimafia

di Nicoletta Cottone

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28 gennaio 2010

Berlusconi: "Meno immigrati significa meno criminalità"

VIDEO

La conferenza stampa da Reggio Calabria

"Dai nostri archivi"

Berlusconi: "Meno immigrati significa meno criminalità"

Maroni: "Un atto di terrorismo mafioso"

Marcegaglia: espulso chi non denuncia il pizzo

Giustizia, via libera al piano carceri e allo stato di emergenza

Maroni, a Reggio magistrati in pericolo di vita

Via libera al piano straordinario per il contrasto delle mafie. Il semaforo verde si è acceso nel corso della riunione straordinaria del Consiglio dei ministri che si è svolta in una Reggio Calabria blindata, dove sindacati e movimenti protestano da ore sul lungomare, a soli pochi metri dal palazzo del governo, contro la paventata chiusura del porto di Gioia Tauro, che tra lavoratori diretti e indotto interessa oltre 3 mila persone.

L'Agenzia nazionale gestirà i beni dei mafiosi. Sarà l'Agenzia nazionale a gestire i beni sequestrati alla criminalità organizzata: la misura è stata varata con decreto legge. Per le misure più urgenti, infatti, è stata scelta la strada della decretazione d'urgenza, mentre le altre iniziative sono contenute in un ddl. L'agenzia avrà sede a Reggio Calabria e sarà insediata "entro 15 giorni", ha reso noto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni. Sono previsti nuovi strumenti di aggressione ai patrimoni dei mafiosi e per il contrasto all'ecomafia. Vengono, inoltre, introdotte nuove misure di sostegno alle vittime del racket e dell'usura e si istituisce una mappa informatica delle organizzazioni criminali. Altre disposizioni prevedono il potenziamento delle azioni antimafia nel settore degli appalti, un piano internazionale contro la criminalità transnazionale e altre misure di contrasto al crimine. Prevista l'istituzione di un codice antimafia, un testo unico che raccolga e razionalizzi tutte le leggi approvate in materia.

Contro il lavoro nero varata un'azione straordinaria: 20mila controlli. Accertamenti in 20mila imprese (10 mila agricole e altrettante edili), centralità del ruolo degli Enti bilaterali, 550 ispettori all'opera, 1,9 milioni di risorse aggiuntive: sono gli elementi portanti del Piano straordinario sul lavoro irregolare in agricoltura ed edilizia in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, messo a punto dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, e approvato oggi dal Consiglio dei ministri. I gruppi operativi saranno composti da ispettori del lavoro, ispettori Inps e militari dell'Arma dei Carabinieri. Verranno coinvolti, comunque, anche i commissariati di polizia locali che si occuperanno dell'identificazione e del rimpatrio di eventuali cittadini extracomunitari clandestini. Il piano Sacconi prevede risorse per 1,9 milioni di euro per il trattamento della missione e delle spese di viaggio, vitto e alloggio del personale da fuori regione per la durata di circa 200 giornate. Nell'ambito del piano straordinario un ruolo importante e prioritario è assegnato agli Enti bilaterali che andranno, spiega il ministero, irrobustiti e sostenuti nell'ambito delle intese contrattuali di settore.

In aumento le violazioni accertate. Sul fronte del lavoro nero si tratta di colpire un fenomeno in aumento: le violazioni accertate in materia di lavoro nero sono aumentate del 44% nel 2009, segnala il piano straordinario di vigilanza, varato dal Cdm riunito a Reggio Calabria per mostrare, ha detto il premier Berlusconi prima dell'inizio della riunione "quello che stiamo facendo contro la criminalità". Le attività ispettive 2009 si sono concentrate, secondo la direttiva del ministro del Welfare Maurizio Sacconi, sulle violazioni "di carattere sostanziale, a fronte di una diminuzione delle violazioni di carattere formale"; sono invece aumentate le violazioni accertate che riguardano il lavoro nero, gli appalti e la somministrazione cresciuti del 193%, lo sforamento dell'orario di lavoro (+118%), del rispetto dello statuto dei lavoratori (+208%), di truffe nei confronti degli istituti (aumentati del 483%) e della sicurezza del lavoro (+53 per cento).

28 gennaio 2010

 

 

 

 

 

Marcegaglia: espulso chi non denuncia il pizzo

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28 gennaio 2010

"Dai nostri archivi"

Mafia, Marcegaglia: legalitàimpegno delle imprese siciliane

Mezzogiorno, Marcegaglia: "Uniti contro camorra e criminalità"

Marcegaglia: il tetto agli stipendi "è una fesseria da eliminare"

Via libera del Cdm al piano antimafia

Confindustria: il rilancio della competitività in dieci mosse

La giunta di Confindustria ha approvato una delibera che obbliga tutti gli imprenditori che vengono vessati dalla mafia a denunciare il racket pena la sospensione o l'espulsione dall'associazione. "È una decisione molto importante e che rafforza il nostro impegno in prima linea contro la criminalità", ha commentato la presidente Emma Marcegaglia al termine della riunione.

In altre parole, la Confindustria sostiene l'offensiva governativa contro la criminalità. La giunta dell'associazione degli industriali, infatti, riunita a Roma - e presenti tutte le associazioni territoriali del Mezzogiorno - ha preso duramente posizione contro gli associati che cedono al ricatto mafioso proprio mentre a Reggio Calabria il Consiglio dei ministri in seduta straordinaria annunciava il nuovo piano anticrimine.

Le nuove norme messe a punto dall'associazione degli industriali prevedono il cartellino rosso nel caso in cui venga accertato che l'amministratore o altri soggetti legati alla titolarità dell'azienda siano stati condannati per reati di associazioni di tipo mafioso, anche straniere; o quando i beni di proprietà dell'imprenditore siano stati colpiti da provvedimenti definitivi di confisca. Ma il giro di vite non finisce qui. Tra le novità anche l'obbligo di denuncia da parte degli imprenditori all'autorità giudiziaria o la comunicazione alle associazioni di riferimento, di estorsioni o altri delitti che abbiano limitato l'attività economica a vantaggio di organizzazioni criminali.

Scatta poi la sospensione dell'impresa da Confindustria quando siano state irrogate all'impresa o ai suoi legali rappresentanti misure di prevenzione o di sicurezza; quando siano state emesse sentenze di condanna non ancora passate in giudicato; quando sia stato accertato che sono in corso procedimenti penali a carico degli amministratori o di altri soggetti direttamente legati all'impresa o quando si ha conoscenza dell'emissione dell'applicazione di misure cautelari personali per questo tipo di reati. Infine, le nuove norme stabiliscono anche che le associazioni territoriali si possono costituire parti civili nei processi che vedono le imprese parte lesa o imputata.

Marcegaglia ha inoltre aggiunto di apprezzare il piano del governo per combattere l'impiego irregolare e ha sottolineato che il dato sul 44% di lavoro nero scovato dal governo "è un dato drammatico che richiede un'iniziativa molto forte". È un problema "di civiltà e di rispetto delle persone e per le aziende in regola è anche una forma di concorrenza sleale drammatica", ha detto Marcegaglia, secondo la quale "l'intreccio con la criminalità è molto forte: è fondamentale lavorare in questa direzione".

Sulla stessa lunghezza d'onda il direttore generale di Confindustria, Giampaolo Galli, che ha affermato: "Tutto ciò che va nella direzione di contrastare il lavoro nero, il sommerso e l'evasione fiscale trova in Confindustria un attore che condivide l'azione del governo". Questo "per un problema di convivenza civile - aggiunge - ma anche perché le imprese in nero fanno concorrenza sleale alle imprese in regola e distorcono in maniera inaccettabile i meccanismi di mercato".

28 gennaio 2010

 

L'OSSERVATORE ROMANO

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2010-01-04

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